I gufi di Renzi Con il suo spesso curioso modo di esprimersi sui social network, il premier Matteo Renzi si è rivolto “ai gufi”, invitandoli ad aspettare domani (venerdì) prima di mettersi a dire che ci sono le coperture o non ci sono le coperture su quanto il governo intende fare della politica economica. Noi siamo fra coloro che confidano di poter vedere realizzate le meraviglie promesse da Renzi, disposti ad aspettare anche tutta Pasqua, se ce lo si chiede. Tuttavia abbiamo già netta la sensazione, prima ancora di conoscere le cifre, che il governo sia stato costretto molto rapidamente a modificare la filosofia che sorreggeva la presentazione del Def la settimana scorsa. Per dare maggior sollievo ai più deboli, il beneficio fiscale da ottanta euro al mese - come massimo, la media sarà inferiore - non si concentrerà solo su chi dichiara 1.500 euro netti, ma su chi si trova attorno a una soglia di 1.200, per poi essere allargato a redditi ancora più bassi. E poichè l’aumento in busta paga è conteggiato per certo,. mentre le privatizzazioni che dovrebbero sostenerlo non lo sono affatto, c’è da aspettarsi una scure pronta a calare sui redditi più alti. I primi che saranno colpiti, lo si è capito, sono quelli dei manager della pubblica amministrazione, gli stessi dirigenti della Rai ne saranno coinvolti e poi ne vedremo delle belle. Perché si escluda di potere restituire soldi anche ha chi ha pagato più tasse, come pure il governo avrebbe voluto. Altrimenti i conti dello Stato saranno sforati sicuramente. Non sarà certo un caso se il ministero dell'Economia Padoan ha scritto alla Commissione Europea che il governo italiano “contempla uno scostamento dall'obiettivo di medio periodo della finanza pubblica”. Il ritardo sarebbe dovuto a “circostanze eccezionali”: ci sono da pagare 13 miliardi di debiti della pubblica amministrazione e sia. Ma non è che si può star sicuri che il passo fatto dal governo con gli aumenti in busta paga, non si riveli più lungo della gamba. Abbiamo apprezzato, come apprezziamo ancora oggi, le parole del nuovo governo sulla crisi. La ripresa è troppo debole per essere considerata finita, e questo, a contrario dello sciocchezzario che ci veniva propinato dal governo Letta, è un cambiamento importante. Però occorrono anche misure conseguenti e quella di dare ottanta euro in più contro la crisi ai ceti più deboli non ci riesce a convincere proprio, se non altro per la confusione che sta creando. Abbiamo scritto da subito che Renzi dalle sue intenzioni ricorda Blair. Non vorremmo che nelle sue azioni finisse invece per ricordare il povero Goria. Sulle recenti nomine, ad esempio, c’è molto del precoce presidente del Consiglio democristiano e nulla dell’innovatore laburista del secolo scorso. Se si scivolasse sul discostarsi degli obiettivi di bilancio - la Commissione non sembra entusiasta- , il sussurrio dei gufi, si trasformerebbe in un volo di avvoltoi. Roma, 17 aprile 2014 |